Qualche settimana fa sono stata ad Excellence, un evento esclusivo che mette in connessione tra loro gli operatori del settore enogastronomico, creando uno spazio per concrete opportunità di business tra produttori e buyer, in un contesto di approfondimento culturale orientato all’avanguardia e all’innovazione. Giunto alla sua quinta edizione è diventato ormai un punto di riferimento della Capitale e tra i tanti stand che ho avuto modo di scoprire quello che mi ha maggiormente colpito è stato Cantina Imperatori.
Cantina Imperatori ha sede a Frascati, una rinomata zona a Sud di Roma a forte vocazione vitivinicola dove la vite prospera da millenni. Durante la mia visita allo stand mi è stata raccontata con passione e dedizione la storia dell’azienda; l’interesse principale è quello di produrre vini che possano interpretare, in chiave diversa, l’areale dove l’azienda è radicata con lo scopo di creare vini destinati a consumatori di prodotti d’eccellenza. Il progetto persegue due diversi obiettivi, il primo legato alla riscoperta di varietà coltivate nella campagne romane prima della crisi fillosserica (primi del 900) ed interpretate in chiave moderna, il secondo quello d’introdurre varietà internazionali più conosciute cercando di trasmettere quelle particolari caratteristiche uniche del territorio.
Dopo aver ascoltato con interesse e curiosità ciò che Cantina Imperatori ritiene importante per i suoi clienti appassionati ho provato i quattro vini del Lazio prodotti dalla cantina; ho iniziato la mia wine experience con due vini bianchi, il Segreto Verde un Verdicchio (Trebbiano Verde), vitigno di remote origini che gli antichi Romani chiamavano virdis per il colore caratteristico verde degli acini che veniva coltivato nelle campagne romane dove prima della crisi fillosserica, era l’uva bianca di riferimento e il Viognier, impiantato e diffuso nella parte settentrionale della Valle del Rodano dall’Imperatore romano Marco Aurelio Probo, diffuso nel Lazio negli ultimi anni con risultati entusiasmanti. La mia degustazione è proseguita con due rossi d’eccezione,il primo è stato il Cesanese, l’unico vitigno rosso autoctono del Lazio, coltivato da sempre nel territorio ma riscoperto qualitativamente solamente negli ultimi anni, mi è stato detto he pur essendo un vitigno difficile, si è adattato egregiamente grazie a terreni sciolti, ben drenati e un’esposizione ideale, giusti presupposti per esaltarne l’eleganza e la complessità mentre il secondo è stato il Cabernet Sauvignon decantato, in passato, da Plinio il Vecchio, nella sua monumentale opera Naturalis Historia, con il nome di Biturica perché coltivato dalla popolazione dei Biturigi che in quell’epoca viveva sul versante settentrionale dei Pirenei. Adattabile a qualsiasi condizione climatica, a Frascati ha trovato terreni caldi e soleggiati, ideali per la produzione di vino rosso dalla grande struttura e longevità.
I vini del Lazio, grazie a #CantinaImperatori, vivono un momento di grande attenzione ed interesse sia da parte degli addetti ai lavori che dagli appassionati e dai semplici consumatori. E’ il momento di riscoprire le colline romane e la loro affascinante storia.